Strade d’erba

Vanno, vengono, ogni anno si fermano nelle nostre campagne con un gregge di 1000 pecore, con gli asini e i cani: sono Vigilio Eccel e Antonio Untersteiner, da Roveda nella Valle dei Mocheni in Trentino il primo, di Maransen in val Pusteria il secondo, soci e amici da 22 anni di vita nomade passata assieme giorno e notte. ©Antonietta Spizzo per “Il Nuovo” 2005.

Certo moltissimi lettori li avranno visti in tutti questi anni dalle rive del Tagliamento alle valli del Natisone, lungo il loro percorso sempre uguale e tramandato da generazioni, e certo molti si saranno stupiti pensando a questa vita inattuale oppure avranno immaginato il passaggio a una certa stanzialità, a certe comodità. Invece Vigilio e Antonio sono dei veri nomadi, e sono soddisfatti della loro vita in apparenza dura. Un po’ ci conosciamo: qualche volta in passato il loro gregge si materializzava come dal nulla nei campi dietro casa, ma ora passano sempre più lontano dal paese.

Li intravvedo una domenica pomeriggio di fine marzo, ma all’indomani non sono già più in vista. Allora inforco la bicicletta e li vado a cercare nella campagna tra Orzano e Premariacco, dove miracolosamente non è stato fatto alcun riordino fondiario e esistono ancora siepi, boschetti e alberi isolati, anche se assediati da antenne e tralicci. Una macchia chiara mi rivela il gregge da lontano, e ben presto scorgo anche il loro inconfondibile mezzo di trasporto: una jeep con rimorchio. Mentre giro intorno a una siepe di biancospino fiorito mi si fanno incontro due bambine, quella più grande tiene l’altra piccolina per mano. “Ma tu, sei la figlia di Vigilio, vero? C’è il tuo papà?”

“Sì, e c’è anche la mamma!” Sono fortunata: approfittando delle vacanze di Pasqua, Graziella Froner, la moglie di Vigilio, e le sue due figlie Anna e Sabrina, rispettivamente di 10 e di 3 anni, hanno potuto ricomporre la famiglia. Stanno riordinando la jeep che fa loro da cucina e sala da pranzo. Il rimorchio è la loro stanza da letto, ma serve anche per trasportare gli agnelli appena nati, quando nei primi giorni di vita non sono ancora capaci di camminare dietro alla madre. Graziella, che aveva sempre condiviso la vita di Vigilio anche con la bambina piccola, da quando Anna va a scuola è diventata suo malgrado parzialmente sedentaria.

“Sai – mi dice – mi sono sposata per amore, a 20 anni. Il viaggio di nozze l’ho fatto cominciando a seguire il gregge con Vigilio e per 13 anni non ci siamo separati mai neppure per un momento. E’ questa la mia vita. Non mi piace stare a casa e appena posso raggiungo mio marito.” Anna è disinvolta e espansiva, gli agnelli e gli asini sono i suoi compagni di gioco, ma al tempo stesso partecipa alla nostra conversazione come un’adulta. Mi racconta che quando torna a scuola il lunedì tutti i suoi compagni la aspettano ansiosamente per sapere le novità della sua famiglia viaggiante e dei tanti animali. E’ certamente una bambina fortunata perché ha la possibilità di vivere in due mondi: quello moderno ma anche quello antico degli animali e dei ritmi della natura.

Vigilio e Antonio, con il viso cotto dal sole e l’immancabile cappello di feltro, i pantaloni di fustagno verde, il bastone in mano, i cani da pastore che li attorniano, sembrano incarnare l’immagine classica del pastore del passato, ma parlando con loro ci si accorge subito che vivono pienamente il presente. Mi accolgono con grande cordialità e accettano volentieri di farsi intervistare.

Prende la parola Antonio, che dei due è il più loquace: “Faccio questa vita da 22 anni e voglio dirti che sono contento. Ho tanti amici qui in Friuli, e quasi non passa giorno senza che qualcuno ci inviti a casa sua, e tantissimi ci vengono a trovare. Della vostra accoglienza posso dire solo che bene. Per me questo non è un mestiere di famiglia, io sono l’unico in provincia di Bolzano. Invece per Vigilio è stato diverso: lui aveva già le pecore, anche suo papà faceva il pastore. Ci siamo conosciuti 22 anni fa, nel 1983. Avevo appena fatto il militare, lui è venuto a cercarmi e siamo partiti insieme…”

E’ una cosa eccezionale che vai d’accordo con Vigilio da 22 anni!

“Sì, perché questa non è una fabbrica dove dopo otto ore di lavoro il tuo compagno non lo vedi più; tutti i giorni tutte le notti qua. Ci vuole molta passione, perché l’impegno è massimo, qui c’è solo da lavorare e basta. Abbiamo cominciato che non avevamo neanche la macchina, tutto a piedi, il bagaglio sugli asini, si dormiva per terra, facevamo il fuoco all’aperto per farci da mangiare… e se c’era un asino furbo si mangiava lui il tuo pasto! Era tutto diverso da come me lo immaginavo io… Abbiamo fatto così per 3 anni, poi lui ha comprato la macchina e il rimorchio.”

Vigilio, raccontaci come vi spostate nell’arco dell’anno.

“L’estate la passiamo sempre in montagna, adesso andiamo sopra San Vito di Cadore, alla malga Regoietes che è raggiungibile solo a piedi. Gli asini che vedi ci servono soprattutto quando siamo lì. In settembre si scende giù e pian piano si viene verso Belluno, Conegliano, Pordenone e poi da voi in Friuli. Passiamo qui il cuore dell’inverno e all’inizio della primavera ci rimettiamo in marcia verso Ovest seguendo gli argini dei fiumi, il Tagliamento, il Meduna, il Livenza.”

Ma il percorso è sempre uguale? “Sì, è uguale ogni anno, con pochissimi mutamenti a secondo delle colture e delle condizioni del tempo. La strada me l’hanno insegnata mio padre e mio zio, più di 27 anni fa. Seguiamo praticamente una strada fatta d’erba, passando con le pecore su quei prati dove per consuetudine è tollerato il pascolo durante l’inverno. Purtroppo però di prati ce n’è sempre di meno. Ma il momento critico per noi è la primavera, quando l’erba comincia a germogliare: allora non puoi più andare sui prati privati e devi ritirarti nelle zone demaniali in riva ai fiumi, dove ci sono anche altre greggi e spesso l’erba non basta per tutti gli animali.”

In tutti questi anni avete visto tanti cambiamenti qui nella campagna? “Sì, come dal giorno alla notte. Una volta c’erano più boschetti e siepi per proteggere il gregge la notte, adesso è tutto un gran deserto. Si tende a seminare sempre prima, se i contadini potessero seminerebbero già in febbraio. Nelle grandi aziende della Bassa poi se vedono in fondo al campo un po’ di verde buttano subito il diserbante, che venga tutto secco. E’ la verità, sai, questa: non vogliono più vedere che cresce un po’ di verde in fondo al campo.”

Naturalmente questo a voi rende la vita più dura.

“Sì, ma ti parlo della Bassa e delle grandi aziende, qui da voi è un po’ diverso perché ci sono ancora tanti piccoli proprietari. Con i contadini e con la gente qui non abbiamo mai avuto problemi. Ormai conosciamo personalmente tutti i proprietari dei prati . Tutti sono contenti di vederci forse perché c’è nostalgia dei vecchi tempi quando c’era ancora vita nella campagna.”

Come fate per passare le strade? “I punti obbligati di traffico come i ponti li passiamo all’alba.”

Dove abbeverate le pecore? Se c’è abbastanza erba fresca le pecore non hanno bisogno di bere granché, basta un po’ d’acqua ogni 2 giorni, ma se c’è la siccità di adesso dobbiamo farci portare l’acqua. Invece gli asini hanno bisogno di acqua ogni giorno.

Di notte dovete fare la guardia? Risponde Antonio ridendo: “Mah…io dormo con tutti e due gli occhi chiusi, adesso che abbiamo il recinto elettrico. Prima invece dovevamo fare la guardia, metà notte ciascuno. Il pericolo maggiore è quello dei cani randagi, non che ti rubino qualche agnello.”

E poi le pecore le vendete? “Sì, a un grossista di Vicenza. Ormai le comprano quasi esclusivamente gli immigrati musulmani che le macellano secondo la loro tradizione. Se non fosse per loro avremmo già chiuso. Gli italiani mangiano sì carne di pecora, ma quella importata dall’estero, già macellata perché costa di meno.”

Della lana cosa fate? “Niente, purtroppo. Tosiamo le pecore solo una volta all’anno, ci costa un capitale. I tosatori di pecore vengono dalla Nuova Zelanda, ci mettono 1 minuto per pecora, al costo di 2 Euro. E’ un lavoro massacrante. L’anno scorso hanno tosato 36.000 pecore tra Veneto e Friuli. In Austria con la lana fanno isolanti per l’edilizia, sono più avanti di noi in questo senso, ma qua in Italia, cossa vutu, non si è mai interessato nessuno della lana, e quindi noi abbiamo problemi per smaltirla.”

Vigilio è di poche parole. Quando gli chiedo quali sono i momenti più belli risponde: “Quando trovo un buon pascolo e le bestie stanno bene, e quando trovo un buon posto dove passare la notte.”

Antonio, invece per te quali sono le soddisfazioni più grandi? “Oh… quando si arriva in malga in giugno, è come toccare una coppa d’oro! Aprile e maggio sono mesi tremendi, non c’è niente da mangiare per le pecore, devi camminare tutto il giorno e gli animali sono stressati. Allora anche per te… quando arrivi lì, sotto la montagna… sai che sei salvo.”

Ma dai tuoi ci vai qualche volta? “Sì, ci vado circa 20 giorni in estate.”

E non ti manca una casa? “No, no, la casa è questa qua ed è una bella casa perché è una casa… mobile! Una casa mobile che si sposta dappertutto e questo è bello.”

E quindi tu sei contento? “Sì.”