Le pecore alpagotte a Polcenigo

Da generazioni la famiglia Celant di Polcenigo alleva le pecore alpagotte, una razza antica e robusta, adatta all’alpeggio, e ora considerata meritevole di tutela.

© Antonietta Spizzo per “IL NUOVO”, 2006.

Per questa nuova puntata andiamo ai confini occidentali del Friuli, e precisamente a Coltura di Polcenigo, ai piedi del poderoso muraglione del Cansiglio che si erge quasi di colpo dalla pianura. E’ qui, in una delle ultime case del paese, già sul pendio, che si trova l’azienda agricola di Michele Celant, agricoltore, allevatore e “custode” della razza delle pecore alpagotte. Lo incontriamo nell’aia, intento ad armeggiare su un trattore, con due cucciolotti scatenati che giocano ai suoi piedi.

Michele, classe ’62, ha un modo di fare aperto e franco e un sorriso simpatico che ti fa passare in un attimo dal lei al tu. Bè, faccele vedere queste alpagotte che siamo curiosi! Leggi tutto “Le pecore alpagotte a Polcenigo”

Las vacjas rainas: con Ilo Casali in Val Pesarina

Ilo Casali di Pieria, in val Pesarina, alleva ancora le mucche di una vecchia razza dal muso macchiettato di bianco e marrone, robuste e adatte all’alpeggio.

E’ appena sceso dall’alpeggio con i suoi animali Ilo Casali di Pieria, in val Pesarina. Sono trent’anni consecutivi che ogni estate carica malga Ielma, salendo ai primi di giugno per tornare a valle alla fine di novembre. Leggi tutto “Las vacjas rainas: con Ilo Casali in Val Pesarina”

Nasce l’associazione dei Produttori antichi mais friulani che aderisce a Slow Mays

Riporto due interessanti articoli del 2018 a completamento dell’intervista con Gianpaolo Chendi “Un mais bianco perla”.
 
 Dal Messaggero Veneto del 6 marzo 2018 – Rosso di Aquileia, socchievina, resiano, bianco perla friulano, pignoletto, dente di cavallo, cinquantino: sono alcune delle antiche cultivar di mais a libera impollinazione che un gruppo di “contadini custodi” del Friuli Venezia Giulia continua a produrre in regime di certificazione biologica.

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Vernassino: All’osteria del Cividino

A Vernassino, nelle valli del Natisone, Elio Blasutig ancora coltiva l’antico vitigno autoctono chiamato Cividin, e la figlia Raffaella tiene aperta l’omonima osteria. Hier lesen Sie die deutsche Fassung.🇩🇪

Cividale, Ponte San Quirino, Azzida, la strada per Savogna, e dopo qualche km a sinistra per Vernassino/ Gorenj Barnas. In una assolata ma limpida giornata di luglio salgo i tornanti che dal fondovalle portano alla piccola borgata, famosa un tempo per la produzione di un vino particolare e ora dimenticato: il Cividin. Leggi tutto “Vernassino: All’osteria del Cividino”

La sfilata dei cereali e i grani antichi

Grani antichi, che cosa sono? 

Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di “grani antichi”, intendendo in realtà grani tradizionali e locali. Trattandosi di un argomento complicato, la confusione regna sovrana, perché quasi sempre non si conosce l’ampia tavolozza dei cereali, e tra questi ancor meno si distinguono i vari tipi di frumento con le loro innumerevoli varietà.
 
Innanzitutto dobbiamo chiederci se sia corretto chiamare “antiche” queste varietà. Antiche rispetto a quando? Che multiplo di dieci vogliamo prendere come metro, 100 oppure 10.000 anni? Se vogliamo risalire agli albori dell’agricoltura e alla conseguente domesticazione delle piante selvatiche, allora tutti i cereali sono stati “geneticamente modificati”, perché sono stati senza sosta selezionati dall’uomo per adattarli alle sue esigenze. Se parliamo invece del secolo scorso, i grandi mutamenti sono avvenuti negli anni Cinquanta, con l’avvento dei fertilizzanti chimici e la necessità di produzioni sempre maggiori. In questo secondo caso a buon diritto possiamo definire “antichi” quei cereali che non hanno subito selezioni recenti. 
Premesso che tutti i cereali di cui parleremo, anche quelli di nicchia, sono coltivati anche in Friuli e quindi si possono acquistare qui da noi privilegiando una filiera corta (rivolgersi eventualmente all’Associazione Italiana Agricoltura Biologica, www.aiab.fvg.it), possiamo allora chiederci per quali motivi dovremmo ricercare e consumare queste varietà.

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Il cavallo TPR friulano, un gigante da salvare

A Artegna Renzo Buzzulini, agricoltore da una vita, alleva e addestra – per passione – una razza equina minacciata di estinzione.

L’azienda agricola di Renzo si trova proprio sotto il castello di Artegna, nella piana. E’ qui che troviamo un gigante equino quasi scomparso, il cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido, conosciuto tra gli addetti ai lavori con l’orribile sigla CAI -TPR. Leggi tutto “Il cavallo TPR friulano, un gigante da salvare”

Le ciliegie duracine di Tarcento

A Sammardenchia di Tarcento Attilio Vidoni rievoca l’epopea delle ciliegie duracine, un tempo esportate in tutta Europa e ora del tutto dimenticate, intrecciandola con i dolorosi ricordi del terremoto. 

Giugno, e il pensiero corre spontaneo alle ciliegie, le famose ciliegie duracine di Tarcento, chissà se ne è rimasto qualche albero? I miei informatori mi consigliano di rivolgermi a Attilio Vidoni di Sammardenchia, agricoltore da sempre e cultore delle antiche tradizioni che ha da poco raccolto sulla carta in un bel libro intitolato appunto “Sammardenchia. Il mio paese: tradizioni perdute”. Attilio e sua moglie Maria Teresa abitano in cima alla collina, in una casa verde accanto alla chiesa (orribilmente) ricostruita dopo il terremoto. Quando ci arrivo il signor Vidoni, 80 anni portati con baldanza, è appena tornato dal campo con una carriola carica di erba fresca per le sue due mucche. Una margherita gialla spicca in cima al mucchio e il profumo dell’erba appena tagliata si sparge sotto il portico della casa.
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Le pesche di Rodda

Solo poche decine di peschi sopravvivono ancora a Rodda, soleggiato paese nella valle del Natisone, che ne trasse ricchezza per quasi 80 anni.

Percorrendo in questi giorni di sole primaverile la valle del Natisone da S.Pietro a Pulfero, non si può fare a meno di notare, sui fianchi delle montagne ricoperti ormai di bosco, gli sbuffi bianchi dei ciliegi in fiore, ma nulla potrebbe far immaginare che fino a trent’anni fa da Brischis alle più alte borgate di Rodda il colore dominante non fosse il verde né il bianco, ma il rosa dei peschi, una coltivazione che costituiva “una vera oasi fruttifera che richiama compratori anche da lontano”, come scriveva nel 1912 Olinto Marinelli nella sua “Guida delle Prealpi Giulie”.

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L’erba medica di Premariacco

Ascesa e declino dell’erba medica di Premariacco, un tempo famosa in tutto il Friuli e ben oltre: per saperne di più andiamo a intervistare Fabio Donato, classe 1933, agricoltore per tradizione e per vocazione, ma soprattutto appassionato pioniere e sperimentatore di ogni tipo di innovazione in campo agricolo.

Fabio adesso si dedica principalmente al suo vigneto, ma conserva documenti preziosi per la storia di Premariacco nel secolo ormai trascorso. Leggi tutto “L’erba medica di Premariacco”

Il bio-tesoro di Cabia

In compagnia di Tullio Fior andiamo alla scoperta delle centinaia di varietà di alberi da frutto che hanno reso famosa la frazione di Arta e che ancora sopravvivono e vengono conservate con sapienti innesti.

In questo viaggio alla ricerca della biodiversità una tappa obbligata è Cabia, frazione di Arta, un paese soleggiato “sito in posizione bellissima sopra un verde terrazzo a cavaliere delle valli della Bût e del Chiarsò, celebrato per le ciliegie e l’acquavite di prugne” come scriveva Giovanni Marinelli nel 1912. Qui, a un’altitudine media di 800 metri, dove il sole batte dalla mattina alla sera, vivono e prosperano ancora centinaia di alberi da frutto, molti di antiche varietà, a formare una vera e propria foreste di pomârs, come ci racconta Tullio Fior, guardia forestale regionale e autentico appassionato di alberi da frutto. Leggi tutto “Il bio-tesoro di Cabia”

Peri e meli di Carnia

Due appassionati frutticoltori carnici, Duilio Cacitti di Caneva e Pietro Felice di Agrons, sono i custodi di decine di antiche varietà di peri e meli, tra cui anche il famoso pero Janis portato dalla Spagna nel 1500.

Questo viaggio alla ricerca della biodiversità inizia con un piccolo scoop pomologico di cui sono debitrice a Tullio Fior, guardia forestale e frutticoltore di Cabia. Grazie a lui sono riuscita infatti a rintracciare gli ultimi due esemplari di pero Janis esistenti in Carnia, e precisamente a Caneva, frazione di Tolmezzo, nel giardino-frutteto di Duilio Cacitti. Leggi tutto “Peri e meli di Carnia”

Le viole mammole di Udine

Fuggimmo all’aperto:/le cadde il bel manicotto/adorno di mammole doppie. /O noto profumo disfatto/ di mammole e di petit-gris…” (G. Gozzano, Un rimorso)

Eh sì, ond’ai quasi cent subite” – così esordisce Ines De Marco, detta Blancje, classe 1908, quando andiamo a trovarla nella sua casa di Pozzuolo per parlare di una storia molto lontana e dai contorni quasi fiabeschi, la storia di una passione che ha permesso a una pianta di sopravvivere. Sul tavolo della cucina, in un vasetto, un mazzolino di viole – che somigliano a roselline in miniatura – timidamente profumate in questo marzo freddissimo. Fausta Della Vedova, che ha sposato un nipote di Blancje, mi mostra due grandi foto dove una bella signora dai capelli candidi è ritratta in un giardino in mezzo a una profusione di gigli rose ortensie che quasi la sovrastano: sono i fiori decisamente i protagonisti della scena. Leggi tutto “Le viole mammole di Udine”

Cereali che passione! Intervista a Renzo Nadalutti di Reana

©Antonietta Spizzo 2020 per “TIERE FURLANE”

I lettori affezionati di Tiere furlane hanno già fatto conoscenza con il sarasin (n.29), l’uardi culinot (n.28), la blave cincuantine (n.12), il sorgo (n.26) e ne sanno ormai vita, morte e miracoli. Del frumento però finora non abbiamo mai parlato e forse, accerchiati come siamo dal grande mare ondeggiante della blave, abbiamo perso ogni speranza di trovare un discreto assortimento di grano duro e tenero prodotto da una azienda friulana, e quindi a km zero o giù di lì. Per non parlare poi della pasta a km zero, estintisi ormai i gloriosi pastifici Mulinaris e Storti di Udine,  Quadruvium di Codroipo (TFn.3), Barborini & Pignoni di Cortale, Tomadini di Pordenone, eccetera. Eppure, eppure…nelle recondite pieghe della pianura friulana a ben cercare si trovano delle inaspettate filiere corte e cortissime che possono soddisfare proprio tutte le esigenze, quelle di prodotti sani e biologici, ovviamente, ma anche molto altro. Leggi tutto “Cereali che passione! Intervista a Renzo Nadalutti di Reana”

Elvia, custode della biodiversità a Forni di Sopra

A Chiandarens, piccola borgata di Forni di Sopra sulla strada per il passo della Mauria, c’è un pezzetto di paradiso. E’ qui che d’estate vive Elvia Schiaulini con il marito Eligio. Se, salendo al Rifugio Giaf, si passa a piedi non puoi non vederlo: si chiama Tarmau.

E’ un’armoniosa costruzione in muratura e in legno, e sulle travi scure della casa spiccano i gerani rossi e le petunie viola a profusione. Tutt’intorno uno splendido, curatissimo giardino, una gorgogliante fontana e poi, sul dolce pendio alle spalle della casa, un grande orto alpino con aiuole di lamponi e di mirtilli, zucchine e finocchi, radicchi e insalate, fagioli e addirittura mais di un’antica varietà autoctona. Leggi tutto “Elvia, custode della biodiversità a Forni di Sopra”

I fagioli di Pradumbli

Andiamo nel piccolo paese della val Pesarina per scoprire nomi e segreti dei famosi fagioli che erano un’importante fonte di reddito e che ancora vengono coltivati con passione.

Militòns, Lauròns, Cesarins, Setembrins, Fasàns, dal Ont, da Cinise, dal Voglùt, Asìns..: sono i fagioli della Carnia, uno sconfinato patrimonio di biodiversità, con tanti nomi quante sono forse le famiglie che li coltivavano. Per raccapezzarsi tra queste e centinaia di altre varietà autoctone di fagioli sono in viaggio verso Tolmezzo dove incontro il mio cicerone, Nereo Peresson, che è un vero esperto della materia. Nereo infatti fa parte dell’Ufficio zonale di Tolmezzo della Confederazione Italiana Agricoltori, che è il capofila del progetto Interreg IIIA “CONSER-VA” per la valorizzazione e la conservazione delle piante autoctone e spontanee della zona transfrontaliera. Mentre saliamo verso la val Pesarina vengo a conoscenza dei dettagli del progetto. Leggi tutto “I fagioli di Pradumbli”

Le castagne di Peonis

Una volta curato e bello come un giardino, il famoso castagneto di Peonis è ora deperito e abbandonato a se stesso, ma ancora produce quattro varietà di castagne.

Chi pensa alle castagne, in questo autunno dorato, pensa certamente alle Valli del Natisone, a Montenars, a Faedis, tutti luoghi in cui questo frutto un tempo così importante per la sopravvivenza è ancora un discreto protagonista, sia pure solo di feste e sagre. Ben difficilmente il suo pensiero andrà alle castagne di Peonis, piccola frazione di Trasaghis, situata di là da l’aghe ai piedi del monte Covria. Eppure si racconta che alla fine dell’Ottocento si potesse andare dalla valle del lago di Cavazzo fino a Verzegnis costantemente all’ombra di castagni da frutto (Castanea sativa). Così per questa nuova puntata di biodiversità perduta ho voluto andare a cercare che cosa è restato di queste piante e se ancora questo frutto vive là nella memoria collettiva. Facendo una ricerca su Internet con le parole chiave “Castagne” e “Peonis” si scopre l’esistenza della Festa della Madonna della Salute, organizzata dal gruppo di volontariato locale “Chei di Peonis”.

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Un giardino da mangiare (con Giusi Foschia)

Ventun marzo, inizio della primavera, “dies violae” per i latini: quale occasione migliore per inaugurare un vivaio in una bella giornata di sole? L’erba verde luccica nella valletta riparata del torrente Zimòr, a Zomeais di Tarcento, dove ha sede l’azienda agricola molto speciale di Giusi Foschia. Si chiama “Il giardino commestibile”, e oggi riapre i suoi battenti dopo la pausa invernale. Sull’ingresso vasi di viole, di margherite e di calendule, all’interno centinaia di vasetti con tutti i possibili varietà di mente, di salvie, di erbe aromatiche e medicinali, locali o esotiche. Giusi ne coltiva infatti ben 240 specie diverse! Leggi tutto “Un giardino da mangiare (con Giusi Foschia)”

Tutela delle razze animali locali in via di estinzione

Riporto qui un interessante articolo del 13 novembre 2010 riguardante la tutela delle razze animali locali in via di estinzione, come aggiornamento al mio articolo “Terminati!” apparso su “Il Nuovo” nel 2006.

VIOLINO, BIODIVERSITA’ CONTRO L’OMOLOGAZIONE

“Il mantenimento nell’agricoltura di tutte le diversità biologiche possibili è strettamente correlato al perseguimento degli stessi obiettivi per quanto concerne la cultura e l’identità: in tal senso la globalizzazione non rappresenta una minaccia d’omologazione, bensì un’opportunità per farsi riconoscere”.

E’ quanto ha affermato l’assessore regionale alle Risorse rurali e agroalimentari Claudio Violino al convegno sulle ”Razze animali locali in via di estinzione’‘ organizzato oggi, nell’ambito dell’undicesima edizione della festa ”Gemona formaggio … e dintorni”, dall’Associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia.

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Terminati! Animali friulani perduti per sempre

Per ottusità e in nome del facile guadagno, nel corso degli ultimi centocinquant’anni molti animali autoctoni sono stati abbandonati al loro destino e si sono estinti.

©Antonietta Spizzo 2006 per “IL NUOVO”.

La ricerca di nicchie di biodiversità animale in Friuli mi ha portato ripetutamente a imbattermi nelle tracce dei numerosi animali estintisi nel corso dell’ultimo secolo.

In tutti i settori della zootecnia ci troviamo di fronte alla stessa realtà: le vecchie razze sono ormai quasi completamente scomparse oppure ne sono rimasti pochissimi esemplari. La causa è semplice: l’allevamento è ormai in gran parte scollegato dall’ambiente in cui si svolge, e le razze locali, rustiche, che si erano adattate ad ambienti con foraggi poveri, avevano anche basse produzioni e non hanno più interesse per gli allevatori odierni. Le razze moderne, grazie anche alla fecondazione artificiale che permette di superare le distanze con il trasporto del seme, sono letteralmente internazionali, anzi “globalizzate”. Leggi tutto “Terminati! Animali friulani perduti per sempre”