PARTE 3: Viaggiando in Croazia e in Serbia

Il tratto in Croazia e in Serbia

138 km in Croazia

Passiamo il confine ungherese-croato senza problemi. In Croazia il percorso è segnalato con cartellini blu come “Ruta Dunav” e il simbolo della bici (sotto c’è scritto: “Amazonas of Europe”..mica male!).

Ingresso in Croazia

La prima notte alloggiamo a Bilje in una pensioncina che si chiama “Crvendac”, cioè “pettirosso”: la signora Marija detta Mary ci racconta che faceva parte di una cooperativa di servizi turistici creata da donne del posto dopo la guerra, ma che ora purtroppo non esiste più.

Ricami rossi per abbellire le pareti, come quadri

Poi una tappa breve per vedere un po’ due città rese ahimè famose dalla guerra: Osijek ha un’atmosfera balneare e possiede una vera e propria spiaggia di sabbia sul fiume, Vukovar invece alle due del pomeriggio ha un aspetto un po’ ostile, è una città infinitamente lunga e si sviluppa in gran parte in salita, rendendo difficile – in bicicletta – la ricerca di un alloggio.

La torre dell’acquedotto di Vukovar

Finalmente troviamo un intero appartamento in una casetta in periferia, dove per la cena possiamo cucinare una bella pastasciutta!

Il Danubio in Vojvodina

Dopo Vukovar terreno si fa collinoso, ci sono delle salite veramente toste e si condivide la strada con macchine e camion, purtroppo. Continua a fare caldissimo. Proprio a metà del ponte di Ilok c’è il confine con la Serbia, passato senza problemi.

Anche qui c’è molto traffico sulla strada, così torniamo sull’argine sterrato per stare un po’ tranquilli. Purtroppo le piene del fiume hanno sparso plastica dappertutto, mucchi di plastica galleggiante sull’acqua, bottiglie di plastica spuntano come funghi dall’erba delle sponde e discariche abusive sono nascoste qua e là sotto l’argine.

La fortezza di Novi Sad by night

Anche Novi Sad, la capitale di questa regione che si chiama Vojvodina, al fine settimana ha un aspetto superbalneare, con la gente che sciama in tenuta da spiaggia verso il fiume. L’ultima tappa prima di Belgrado è molto impegnativa per il traffico continuo in uscita da Novi Sad, e soprattutto, com’era prevedibile, in entrata nella capitale.

L’unico campeggio di Belgrado è molto fuori città, così abbiamo prenotato una stanza in centro ed arrivarci è stato un vero slalom nel traffico. Dall’hotel City Savoy ci sono solo pochi passi per raggiungere la Skadarlija dove ci sono la maggior parte dei bar e ristoranti.

Belgrado-Buenos Aires

Il 6 luglio è il nostro primo vero giorno di riposo: girovaghiamo per il centro senza meta nella calura, mangiando e bevendo qua e là. Belgrado, secondo noi, somiglia tantissimo a Buenos Aires, e non solo perché è una grandiosa mescolanza di vecchio e nuovo, di passato e presente, di bello e di brutto, ma anche per le vie alberate con grandi platani che sfiorano le facciate dei palazzi e per il continuo movimento che anima le vie del centro.

L’uscita da Belgrado al mattino presto è abbastanza indolore, il ponte di Pančevo è già pieno di traffico ma per fortuna noi riusciamo a pedalare sul marciapiede!

Ponte di Pančevo all’alba

Oggi stiamo quasi sempre sull’argine, lontano dal traffico; fa caldissimo e non è facile procurarsi abbastanza acqua da bere. A Stara Palanka abbiamo prenotato un bungalow spartano ma attraente proprio sulla riva del Danubio. Arrivando scopriamo che si tratta in realtà di una roulotte (più che spartana) affiancata a una tettoia, che però possiede un pontile privato sul fiume.

Impossibile resistere alla tentazione di un bel tuffo.

Un bel bagno nel Danubio!

Al crepuscolo vediamo sfilare sopra l’argine una famigliola (tedesca?) in bicicletta e ci chiediamo dove mai saranno alloggiati o accampati.

E un caffè di lusso al mattino sul pontile privato!

Scuola e bicicletta

Per rimanere sulla sponda serba del Danubio è necessario traghettare da Stara Palanka a Ram, il fiume è larghissimo e si impiegano buoni venti minuti per attraversarlo.

Sul traghetto parlo brevemente con la famigliola (tedesca!) che è partita da Donaueschingen il 15 maggio, meta il Mar Nero con arrivo previsto a metà settembre. Il ragazzino potrebbe avere 12 anni, la bambina 8-10: alternano una settimana di marcia a una di sosta in cui i genitori si dedicano a fare scuola ai figli. Da qui in poi niente argini, ma solo strada normale da spartire con le macchine e i camion.

Le Porte di Ferro

Ed eccoci al tanto temuto tratto di montagna con ben 21 gallerie, tutte senza illuminazione e con un bel po’ di traffico pesante. La vista sulla gola del Danubio, chiamata “Porte di ferro”, è stupenda, ma la preoccupazione per la strada ci rovina un po’ la giornata.

Nelle gallerie brevi pedaliamo, in quelle lunghe per sicurezza camminiamo sullo stretto marciapiede tenendo la bici a mano alla nostra sinistra sul bordo della strada.

Sulla sponda opposta, in Romania, nella roccia è scolpita un’enorme testa di Decebalo, re dei Daci.Il suo corrucciato faccione barbarico, simbolo di orgoglio nazionale, è stato commissionato nel 1994 da un imprenditore privato, Iosif Dragan.

Verso la Bulgaria

Dopo Kladovo finalmente si pedala lungo il fiume su strade con poco o niente traffico, costeggiando sconfinati campi di girasoli. Dopo Negotin la strada si fa sempre più stretta e desolata, Bregovo è un confine minore semi-abbandonato, tanto che la poliziotta di turno all’inizio ci dice che lì non c’è un medico per controllare i nostri certificati di vaccinazione, e che non saremmo potuti passare, salvo poi cambiare idea subito dopo.

Per chilometri e chilometri la strada sta lungo la riva con continui saliscendi attraverso paesi quasi disabitati e desolati, con case che letteralmente si sgretolano. Dormiamo nel centro di Vidin al Family Hotel Vida, un albergo dignitoso il cui costo è veramente irrisorio (24 euro), poi ceniamo in un chiosco all’aperto sul fiume, è sabato e c’è molta animazione in città.

Il percorso Euro Velo 6 in Croazia e in Serbia
In Croazia, e ancor di più in Serbia, non esistono piste ciclabili in sede separata, così dobbiamo condividere sempre il nostro percorso con macchine e camion. Il traffico è quasi sempre sostenuto, a tratti feroce. Unica eccezione gli argini – quando ci sono – che consentono di rilassarsi un pochino. La segnaletica invece è buona in entrambi i paesi, anzi ottima in Serbia con cartelli blu e rossi ben evidenti, che riportano anche belle frasi inerenti al viaggiare, in serbo e in inglese, come questa: “Per viaggiare veloce devi essere leggero: abbandona ogni invidia, gelosia, rabbia, egoismo e paura.”