Viaggio in Scandinavia lungo l’Eurovelo 10: Svezia e Finlandia sulla costa del mar Baltico

Estate 2025: un viaggio di 2800 km lungo un itinerario poco conosciuto, di cui anche in rete è difficile trovare relazioni dettagliate: una parte del percorso EuroVelo10 che nella sua versione integrale di 8700 km costeggia tutto il mar Baltico, spingendosi fino a San Pietroburgo, che oggi è naturalmente off limits. Noi ci “accontentiamo” di percorrerne circa 2800 km, partendo da Stoccolma, andando verso Nord fino a Haparanda per poi passare in Finlandia e scendere verso sud fino a Turku e Helsinki. Da qui avremmo poi preso il traghetto con le bici per tornare a Stoccolma. In poche parole l’itinerario costeggia tutto il golfo di Botnia, cioè la parte più settentrionale del Baltico.

Così si presentano le strade sterrate in Scandinavia: larghe, liscie, nastri bianchi nella foresta

La scelta dell’itinerario: Al nostro attivo – come lunghi viaggi recenti – abbiamo nel 2021 il Danubio/Donauradweg dalla sorgente in Germania alla foce in Romania (3200 km circa) e nel 2022 Friuli-Norvegia con arrivo a Trondheim per 3800 km circa. In entrambi i casi il ritorno con le bici al seguito si è rivelato molto complicato e ha richiesto molti giorni e una buona dose di pazienza. Per evitare tutto questo abbiamo organizzato l’itinerario in modo da raggiungere il punto di partenza con la nostra auto e parcheggiarla in un luogo sicuro per averla a disposizione in qualunque momento per il ritorno. Questo ci ha consentito la massima flessibilità nei tempi, senza dipendere da complicate prenotazioni di treni, flixbus, traghetti e simili. Devo dire che si è rivelata una soluzione vincente a un prezzo accettabile di parcheggio (luogo trovato con ricerca in rete).

Fiori sul bordo della strada: alte spighe di lupini

Le piste ciclabili in Svezia e in Finlandia: le infrastrutture ciclistiche in questi due paesi sono ottime, progettate in modo organico e pensate soprattutto per la sicurezza per la mobilità quotidiana nei centri abitati. All’interno di città e paesi infatti quasi ogni strada possiede una vera e propria pista ciclabile, in sede propria oppure sul marciapiede. Bisogna dire che strade e marciapiedi sono sempre ampi e spaziosi, e permettono agevolmente di suddividere la pista in due corsie, magari affiancata da una terza riservata ai pedoni. Alla fine di ogni marciapiede c’è uno scivolo (venendo così incontro non solo alle bici ma anche a persone in carrozzina, mamme con bambini in passeggino ecc.) e un passaggio pedonale, talvolta anche un semaforo dedicato solo alle biciclette. Il verde è combinato con un segnale acustico, dura sempre piuttosto a lungo e si può attraversare con tranquillità. E gli automobilisti? Il rispetto per i ciclisti è grande, generalizzato e per noi sorprendente. I ciclisti hanno la precedenza in tutti gli attraversamenti, e le macchine hanno lo stop sempre prima delle strisce pedonali. Se ti vedono da lontano gli autisti già rallentano. I ciclisti locali sfrecciano da un marciapiede all’altro senza timore, dal momento che sono sicuri di avere la precedenza; noi invece siamo sempre un po’ cauti, non riuscendo ad abituarci subito alla nuova situazione. Nei sorpassi gli automobilisti si tengono a un metro e mezzo di distanza dalle bici e se non è possibile aspettano pazientemente dietro le bici che la carreggiata sia libera. Da questo punto di vista viaggiare in bicicletta in questi paesi del Nord è decisamente consigliabile.

In Finlandia segnaletica perfetta per chi viaggia in bici: distanze e percorso EuroVelo 10

Il percorso di EuroVelo10 in Svezia e Finlandia: Tuttavia un viaggio a lunga percorrenza non attraversa solo città e paesi ma si svolge anche in buona parte al di fuori dei centri abitati. Ecco che qui le cose cambiano radicalmente tra Svezia e Finlandia. Sulle strade extraurbane le piste ciclabili esistono solo quando ci si avvicina ai centri abitati, perché giustamente gli amministratori hanno dato la priorità a chi deve spostarsi localmente; il cicloturista trova strutture migliori in Finlandia, perché l’itinerario principale di EuroVelo 10 è segnalato e tabellato quasi integralmente; in Svezia invece non c’è una segnaletica dedicata né alcuna indicazioni ai bivi; ogni tanto compare qualche piccolo e malandato cartellino con una bici stilizzata e una freccetta, ma non è un segnale riferito al nostro particolare percorso. 

In Svezia un po’ meno bene con questi miseri e malandati cartellini che dicono solo Cykelsparet, ovvero percorso ciclabile.

Sarebbe impossibile seguire EuroVelo10 senza aver scaricato prima la traccia GPS dal sito ufficiale www.https://en.eurovelo.com. Si tratta semplicemente di un percorso consigliato e non ci sono indicazioni o suggerimenti per i posti tappa.Ovviamente chi ha ideato il percorso di EuroVelo si è preoccupato innanzitutto di tracciare un itinerario abbastanza logico, ma ha dovuto vedersela con un nemico costante con cui spesso ha dovuto scendere a patti: la strada a grande scorrimento (talvolta autostrada) E4 (in Finlandia E8) che ha lo stesso identico percorso parallelo alla costa. Inevitabilmente, se mancano alternative di strade secondarie, anche EuroVelo 10 va  sulla E4/E8 per qualche breve tratto. Di solito questa superstrada – che non è vietata alle biciclette – presenta una specie di “corsia di emergenza” larga circa un metro, delimitata da una linea continua bianca, dove si pedala abbastanza sicuri.

Campeggio sotto le betulle a Kalix, ultima tappa in Svezia

La logistica: Come sempre facciamo conto di campeggiare e i campeggi in Scandinavia non mancano; inoltre quasi sempre dispongono di pratici bungalow, ora molto semplici, ora più attrezzati con cucina e acqua corrente, qualche volta addirittura con WC e doccia all’interno. I prezzi variano da 45/50 Euro a notte per le capannine più semplici fino a 100/120 a notte per quelli che sono delle vere e proprie villette ben arredate e dotate di ogni comfort. Per il pernottamento in tenda di due persone i prezzi vanno da un minimo di 18  a un massimo di 40 Euro a notte. Tutti i campeggi scandinavi mettono a disposizione degli ospiti una cucina (più o meno grande e completa) e una saletta da pranzo, situazione ideale in caso di maltempo per potersi cucinare i propri pasti e mangiare al riparo dal freddo. Naturalmente abbiamo dormito qualche volta anche in albergo e/o abbiamo affittato un appartamento. I prezzi sono analoghi a quelli italiani.

Il primo dei tanti bungalow (“cabin”) nel campeggio svedese di Osterbybruk

Abbiamo calcolato di percorrere tra i 90 e i 120 km al giorno a seconda del territorio più o meno montagnoso. La presenza o meno di campeggi ha condizionato naturalmente la lunghezza delle tappe. In alcuni casi l’unico campeggio si trovava molto lontano dalla meta che ci interessava e allora abbiamo prenotato online un alloggio.

Interno tipico di un “cabin”, qui siamo a Härnösand

Le biciclette: Due bici gravel, adatte a ogni terreno: una Salsa Fargo e una Cinelli Hobootleg. Per i bagagli usiamo borse Ortlieb anteriori e posteriori.

Davanti al Palazzo Reale di Stoccolma un primo piano delle bici il giorno della partenza

L’attrezzatura: Tenda, sacchi a pelo, materassini; fornelletto e attrezzatura da cucina, cibarie varie (una borsa è dedicata solo alla cucina, che noi chiamiamo “cambusa”). Vestiario tecnico “a strati”, mantelle e pantaloni impermeabili. In tutto circa 30 kg da dividere su due bici.

La cambusa dispiegata su un tavolo per prepararsi una buona spaghettata

Il viaggio di andata fino a Stoccolma: abbiamo preso il traghetto da Rostock in Germania a Trelleborg in Svezia e raccomandiamo a tutti questa soluzione, relativamente economica e soprattutto riposante! Inn questo modo abbiamo risparmiato circa 500 km di strada e di code! La sera del 22 giugno abbiamo dormito nel campeggio First camp di Stoccolma, perché il nostro parcheggio (a 25 km dal centro) era disponibile solo dall’indomani.

23 giugno 2025: foto d’obbligo al Palazzo Reale di Stoccolma

In bicicletta lungo la costa svedese: Casette rosse, laghi e foreste

Il primo giorno abbiamo attraversato la capitale e con un percorso tortuoso vicino alla costa in un territorio densamente popolato abbiamo raggiunto la città di Åkersberga sotto un cielo livido: qui avevamo prenotato un albergo data la totale mancanza di campeggi in un raggio di 100 km a nord-est di Stoccolma. Il giorno seguente avevamo come meta il campeggio di Österbybruk, a 110 km da Åkersberga, restando sempre fedelissimi alla traccia di EuroVelo 10. 

In questa giornata cominciamo a fare la conoscenza con il paesaggio svedese fatto di foreste intervallate da prati e pascoli, popolati quasi sempre da cavalli. La campagna è costellata dalle famose casette di legno dai classici colori: rosso scuro (rosso falùn), giallo, ocra, azzurrino. Il terzo giorno di viaggio splende il sole e tutto assume un aspetto più allegro, anche perché dall’interno ci avviciniamo alla costa e il mare luccica che è un piacere.

Ci attendono ora alcune tappe in direzione Nord: ogni sera studiamo attentamente la traccia dei due giorni successivi per individuare il campeggio alla distanza giusta per le nostre esigenze. Euro Velo 10 ci conduce spesso su strade non asfaltate: le strade “bianche” in Svezia sono sempre molto ben tenute, ben livellate e soprattutto larghe, anzi larghissime!

Strada sterrata e spaziosa! Una delle tante percorse dal nostro itinerario.

Del resto qui tutto è spazioso: le strade, i marciapiedi, le piste ciclabili, le città stesse grazie al fatto che ci sono pochi centri storici antichi con tutti gli edifici affastellati gli uni sugli altri, come da noi. Il primo vero giorno di pioggia battente ci coglie tra Ljusne e Hudiksvall (dove prenotiamo prontamente una stanza in albergo) e mette a dura prova la nostra attrezzatura antipioggia. Nei giorni successivi il tempo rimane quasi sempre perturbato, oppure se a tratti splende il sole fa comunque molto freddo e tira molto vento (quasi sempre da Nord). 

Uno dei bungalow più spartani ma pur sempre confortevoli in Svezia, campeggio di Mösjön

A partire da Härnösand il territorio si fa più montagnoso, stiamo entrando infatti in quella zona chiamata Hoga Kusten (Costa alta). Ci sono molti campeggi e quasi tutti offrono la possibilità di affittare un bungalow (stuga in svedese, tradotto come cabin in inglese) a un prezzo abbordabile. Confesso che più volte in questi giorni abbiamo acceso i termosifoni elettrici che ci sono dappertutto… 

Un secondo giorno di forte pioggia ci coglie tra Nordmaling e Umeå, dove pure ci rifugiamo in una stanza d’albergo dopo aver fatto solo 66 km! Ma ne abbiamo già percorsi 950 da Stoccolma.

Ovviamente non possiamo saperlo, ma questa sarà la seconda e ultima giornata di pioggia del viaggio. Dal 4 luglio in poi il tempo si metterà al bello, e anche se continuerà a essere freddo e ventoso il sole splenderà ininterrottamente su di noi!

La direzione è sempre Nord, e dopo Umeå, rinomato centro universitario, infiliamo una dietro l’altra le principali città della Svezia del Nord: Piteå, Skellefteå, Luleå. Sono città dall’architettura moderna, ariose, spaziosissime ma di non grande interesse. E’ molto più interessante il paesaggio perché è collinoso, movimentato, in ogni depressione del terreno luccica un lago o uno stagno, e la comparsa delle betulle rende le foreste molto meno cupe. A 100 metri sul livello del mare già il paesaggio ricorda quello delle nostre Alpi a 800-900 metri di quota! E’ il 10 luglio, piena estate quindi, ma nei giardini fioriscono ancora i lillà, e lungo i viali i tigli spandono ancora il loro profumo. E’ come tornare indietro al mese di maggio, di giugno, e il tempo si è fermato anche perché si vive in un giorno infinito in cui non viene mai buio. 

E’ luglio e appena adesso fioriscono i lillà!

Se già a Stoccolma, ormai rimasta 1400 km più a Sud, le giornate erano lunghissime (ma con il maltempo tutto era cupo in vari toni di grigio), ora qui nel punto più settentrionale del golfo di Botnia davvero il sole brilla nel cielo fino a mezzanotte, basso basso sull’orizzonte. Finalmente tramonta e sorge di nuovo verso le due. Del resto solo un centinaio di km ci separano dal Circolo Polare Artico!

L’ultimo campeggio svedese è a Kalix a 70 km dal confine finlandese.La città svedese di Haparanda, caratterizzata da enormi centri commerciali, è separata dalla sua gemella finlandese Tornio solo da un ponte sul fiume Tornijöki. 

Ed eccoci in Finlandia, TERVETULOA (benvenuti)! Nessuna grande differenza se non la comodità di avere l’euro e non dover più moltiplicare tutti i prezzi (espressi in SEK, corone svedesi) per zero nove. In compenso le scritte in finlandese sono abbastanza indecifrabili; è una lingua ricca di vocali e spesso sembra di sentir parlare italiano. Comunque, sia qui che in Svezia tutti parlano correntemente inglese (“Do you speak English?” “Of course”). 

Le tappe in Svezia: 

23 giugno 2025Jordbro-Stoccolma centroAkersbergaKm 70Hotel
24 giugnoÅkersbergaÖsterbybrukkm 110Camping (Bungalow)
25 giugnoÖsterbybrukFuruvikkm 83Camping
26 giugnoFuruvikLjusneKm 105Camping
27 giugnoLjusneHudiksvallKm 76Hotel
28 giugnoHudiksvallBergafjärdenKm 100Camping
29 giugnoBergafjärdenHärnösandskm 89Camping (Bungalow)
30 giugnoHärnösandsDockstakm 100Camping
1 luglioDockstaMosjöKm 85Camping (Bungalow)
2 luglioMosjöNordmalingkm 78Camping (Bungalow)
3 luglioNordmalingUmeåKm 66Hotel
4 luglioUmeåAnasetKm 98Camping (Bungalow)
5 luglioAnasetSkellefteakm 93Camping
6 luglioSkellefteåPiteåkm 98Camping
7 luglioPiteåOrarnakm 89Rifugio incustodito
8 luglioOrarnaKalixkm 92Camping

Le tappe in Finlandia:

9 luglioKalix (Svezia)Kemi (Finlandia)Km 96Appartamento
10 luglioKemiOulukm 100Camping
11 luglioOuluPattijokikm 96Camping
12 luglioPattijoki (Raahe)Himankakm 122Camping
13 luglioHimankaPörkenaskm 108Tenda presso Shelter
14 luglioPörkenasVaasakm 114Appartamento
15 luglioRiposo
km 0Appartamento
16 luglioVaasaKristinestadKm 120Camping
17 luglioKristinestadYttersandkm 117Camping
18 luglioYttersandPyhärantakm 106Camping
19 luglioPyhärantaTurkukm 91Hotel
20 luglioTurkuPojoKm 119Tenda sul lago
21 luglioPojoHelsinkikm 110Hotel
22 luglioTraghetto per Stoccolma

Cabina sul traghetto

In bicicletta lungo la costa finlandese: sole cocente e termometro a 30 gradi.

Beh, non è proprio vero che non è cambiato molto. E’ cambiato decisamente il tempo meteorologico: è il nove luglio e comincia a fare decisamente caldo, tanto da farci desiderare bibite fredde e gelati. Se in Svezia cercavamo assiduamente del caffè caldo, e senza molta fortuna, adesso qualunque supermercato ha una vasta scelta di bibite ghiacciate, caffè freddo e gelati. Tutta la nostra permanenza in Finlandia è caratterizzata da tempo splendido, cielo azzurro terso senza nemmeno una nuvola e sole (spesso) bruciante. 

Inoltre le piste ciclabili sono molto migliori che in Svezia e gli automobilisti ancora più attenti; il territorio è decisamente meno accidentato e si va via più veloci. 

Adesso che fa caldo è decisamente piacevole dormire in tenda, i campeggi sono spesso sul mare, che però è un po’ deludente: si tratta di una costa piatta con bassi fondali, spesso fangosi. Nonostante questo è sempre affascinante stare vicino al mare, soprattutto a tarda sera, quando la luce cala ma non viene mai notte! 

Passiamo alcune città alquanto prive di interesse come Kemi, Oulu e Vaasa. Qui, rendendoci conto di stare pedalando ininterrottamente da ormai tre settimane, decidiamo di fare un giorno di sosta anche per riordinare l’attrezzatura. Il centro di Vaasa purtroppo non presenta nulla di interessante, ci sono più di trenta gradi ed è noioso passeggiare nei centri commerciali dove c’è l’aria condizionata.

Nel centro di Vaasa i bambini si divertono un mondo su questa moderna “altalena” con mia grande invidia

Non resta che passare il tempo tra un bar e l’altro. Quasi quasi rimpiangiamo l’arietta della pedalata. Gli abitanti del luogo sono tutti in tenuta semi-balneare e anche le varie località sulla costa sono affollatissime, tanto che nel pur enorme campeggio di Kalajoki non c’è più posto nemmeno per una tenda. Non lo sapevamo che qui c’è un parco a tema simile a Gardaland, con il senno di poi lo avremmo evitato. 

Ormai scendiamo verso Sud dritti dritti come in Svezia eravamo andati verso Nord, tanto che in pochi giorni arriveremo a Helsinki, la nostra meta. Doppiata la città di Turku, il territorio diventa all’improvviso molto più collinoso, sembra di essere sulle montagne russe, le elevazioni non sono considerevoli (100 m al massimo, di solito 40-50) ma queste “onde” sono ripide e presentano alla fine una breve, ingannevole rampa che richiede impegno sui pedali. 

Dal punto di vista paesaggistico abbiamo trovato il percorso di EuroVelo 10 in Finlandia alquanto deludente. A prescindere dal fatto che si percorrono molte strade strette con discreto traffico, la campagna finlandese è ancora più monotona di quella svedese. Man mano che si procede verso sud il territorio si fa più agricolo, compaiono grandi fattorie nel mezzo di immensi campi di cereali, di patate o di colza. Solo i fiori gialli di quest’ultima in grandi distese movimentano un po’ il paesaggio.

Gialli campi di colza e casette rosse in Finlandia

Vogliamo invece spezzare una lancia per le piccole strade interne della Finlandia, quelle su cui ci siamo avventurati talvolta lasciando EuroVelo10. Qui la bellezza della natura è senza pari, la sensazione di isolamento è totale, e se si è disposti ad accettare saliscendi e strade non asfaltate (ma sempre ben tenute) l’esperienza finlandese diventa molto più gratificante.

Cerfoglio selvatico e lupini sul bordo della strada

Fiori sul bordo della strada

In bici, si sa, è inevitabile fare particolare attenzione a ciò che si trova sul bordo della strada, ed è bello – durante i lunghi tragitti in cui bisogna un po’ stringere i denti – essere accompagnati da una flora colorata e ricca di specie diverse. Questo si deve a un progetto, ben evidenziato in Svezia da graziosi cartellini con la scritta “Artic vegkänt”, che mira a preservare la biodiversità prendendosi cura dei bordi delle strade con misure di manutenzione che non impattino sulla ricchezza di specie. Per esempio la falciatura viene effettuata a fine stagione per garantire che i fiori abbiano avuto il tempo di produrre semi, oppure all’inizio della stagione per rimuovere l’erba che altrimenti rischia di soffocare le piante del prato. Naturalmente anche il bordo della strada in Scandinavia è molto spazioso, non dobbiamo pensare a qualche decina di centimetri o a un fossato, come sarebbe da noi, ma a una fascia di prato larga molti metri che si snoda lungo tutta la strada. I fiori che più ci hanno colpito sono le meravigliose spighe fiorite dei lupini, azzurre di solito, ma anche bianche e rosa. In Svezia i lupini ci hanno accompagnato lungo tutto il tragitto, un po’ meno in Finlandia dove prevaleva l’achillea bianca e rosa, accompagnata da azzurre campanule, gialli ranuncoli e rosso trifoglio. Non erano rare nemmeno grandi distese di cerfoglio dei prati oppure di margherite bianche e gialle.

Bianchi, rosa, azzurri in mezzo alle felci i fiori dei lupini. Quale legge della natura soprassiede alla diversità dei colori? Domande senza risposta sul bordo della strada

Paese che vai…birra che non trovi!

In Svezia e in Finlandia la vendita di vino e superalcolici è monopolio di stato e avviene solo in negozi speciali chiamati rispettivamente Sistembolaget e Alko. Lo si legge in tutte le guide prima di partire, ma poi ci si dimentica. Così capita di arrivare al primo campeggio svedese con un freddo cane, di ordinare un piatto di fish and chips al chioschetto pensando di mangiarselo al calduccio nel bungalow accompagnato da una birretta. Ma quando sei lì lì per portarti via il pacchetto, la barista allarmata ti dice che no, non si può assolutamente bere birra se non davanti al chiosco stesso! Ohibò, che strano, cerco di contrattare, ma la ragazza è irremovibile: dovrò acquistare della birra analcolica per poterla portare via. Il giorno dopo, al supermercato, scopriamo che in Svezia la birra acquistabile liberamente ha al massimo 3,5 gradi; se vuoi altro, devi andare al Sistembolaget!

Qui siamo in Svezia e la birra che si acquista nei supermercati ha al massimo 3,5 gradi

Tornio, primo supermercato finlandese, tervetuloa! Non credo ai miei occhi, qui si vende liberamente birra a 4 e anche a 5 gradi e mezzo (la migliore è Karhu, la birra dell’orso). Una lattina da mezzo costa cara, 3 Euro e 50, ma insomma, una al giorno ce la siamo meritata dopo 100 km. Senonché le giornate sono lunghe e i supermercati chiudono alle 23, così a Vaasa ci capita di arrivare alla cassa con due lattine che sono quasi le 21.30.

La cassiera del supermercato le toglie con fare brusco dal nastro, le mette da parte e ci parla sgarbatamente in finlandese. Che abbiamo fatto di male? Semplicemente dopo le 21 non è più consentito comprare alcolici. Passata rapidamente all’inglese, la cassiera ci dice: “E’ la nostra legge!” .

Benvenuti su “Andamento lento”

Il nostro sito, che riprende il titolo di un nostro libro del 2005, vuole raccontare innanzitutto i nostri viaggi in bicicletta attraverso l’Europa e al tempo stesso presentare approfondimenti su persone e paesi del Friuli Venezia Giulia, storie di voci deboli e paesaggi fragili, resoconti di nostri vagabondaggi reali, letterari, fotografici e nella storia. Oltre a nuovi articoli potrete trovare anche la maggior parte dei reportage usciti dal 2005 al 2009 sul settimanale friulano “IL NUOVO” che ci manca tanto!

Da oggi in libreria la nuovissima guida delle Valli del Natisone!

Sono felice di annunciare che da oggi 23 febbraio 2024 è disponibile la mia ultima fatica dedicata alle Valli del Natisone, scritta a quattro mani con Tiziana Perini, ricercatrice della tradizione orale e appassionata di poesia. La guida si intitola “Il Cammino delle 44 chiesette votive”, pubblicata dalla casa editrice Ediciclo, e descrive un anello in 10 tappe e 180 km da Cividale del Friuli alle Valli del Natisone. Una prima presentazione si terrà a Cividale il 2 marzo 2024, alle ore 10.30, nella sala della Biblioteca Civica in Piazzetta Chiarottini, 6.

Le valli del Natisone su questo sito

Se dopo aver avuto tra le mani la nuova guida escursionistica dedicata al “Cammino delle 44 chiesette votive” vi è venuta voglia di conoscere meglio le Valli del Natisone, su questo sito potrete trovare numerosi articoli molto dettagliati che vi aiuteranno a conoscere l’anima delle Valli. Non avete che l’imbarazzo della scelta…

Potrete leggere di una particolare tradizione di Carnevale negli articoli “I Blumarij di Montefosca” e “A Rodda, dove fioriscono i limoni”; , potrete scoprire che una volta in primavera i terrazzamenti di Rodda erano tutti rosa di fiori di pesco; particolare era il vino Cividino di Vernassino; troverete la storia dei rastrelli che venivano fabbricati a Tercimonte e quella del pluricentenario castagno Mlaja a Canalaz di Grimacco ; viene raccontata la nascita del monastero buddista di Polava nell’articolo “Le due anime di Polava”; la valle del fiume Judrio prende vita nell’articolo “Contrabbandieri sullo Judrio” e “Con il cuore in Benecia”; e ancora si può leggere un ritratto di Giovanni Coren, conosciuto da tutti come “il maestro dei boschi”. Tratti dalla serie del 2007 “Storie dell’ex confine” vi sono infine gli articoli “Un pugno di terra del Caucaso” dedicato a Riccardo Ruttar e “Il confine errante”, dedicato a Milka Clemencic di Clabuzzaro. La maggior parte di questi articoli sono usciti sul settimanale “Il Nuovo” a cui ho collaborato per molti anni.

A Rodda, dove fioriscono i limoni

Voglio raccontare di una giornata passata con un gruppo di escursionisti tedeschi che iniziano a scoprire i molti tesori nascosti delle Valli del Natisone. Iniziamo la giornata a Guspergo, pochi chilometri a nord di Cividale, dove il gruppo alloggia presso l’agriturismo “Ai Casali”, gestito da Luigi ed Elena, una coppia giovane e dinamica. Ho preparato il mio gruppo al fatto che oggi faremo un’escursione su “sentieri selvaggi” e vedo che c’è grande attesa. La nostra meta è Rodda, un paese con un carnevale molto particolare. Dal fondovalle saliremo a circa 450 metri di altitudine fino alla borgata più alta, dove pranzeremo con Michela e suo marito Antonio, che intaglia le tradizionali maschere di legno.

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Strade d’erba

Vanno, vengono, ogni anno si fermano nelle nostre campagne con un gregge di 1000 pecore, con gli asini e i cani: sono Vigilio Eccel e Antonio Untersteiner, da Roveda nella Valle dei Mocheni in Trentino il primo, di Maransen in val Pusteria il secondo, soci e amici da 22 anni di vita nomade passata assieme giorno e notte. ©Antonietta Spizzo per “Il Nuovo” 2005.

Certo moltissimi lettori li avranno visti in tutti questi anni dalle rive del Tagliamento alle valli del Natisone, lungo il loro percorso sempre uguale e tramandato da generazioni, e certo molti si saranno stupiti pensando a questa vita inattuale oppure avranno immaginato il passaggio a una certa stanzialità, a certe comodità. Invece Vigilio e Antonio sono dei veri nomadi, e sono soddisfatti della loro vita in apparenza dura. Un po’ ci conosciamo: qualche volta in passato il loro gregge si materializzava come dal nulla nei campi dietro casa, ma ora passano sempre più lontano dal paese.

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Tradotto in italiano “Rombo”, di Esther Kinsky

Tradotto in italiano “Rombo” di Esther Kinsky, il romanzo dedicato al terremoto del 1976 e ambientato in val Resia

 “In seguito, tutti parleranno del rumore. Del rombo. Con cui è iniziato. Con cui tutto è cambiato, come dicono, in un colpo solo, anche se forse era piuttosto una spinta, come la conclusione sorda e smorzata di un movimento cominciato molto lontano. Quel rumore si è inscritto nella memoria di ciascuno, sotto nomi diversi”. E “Rombo” è appunto il titolo –in italiano, ma anche nell’originale tedesco – del nuovo romanzo di Esther Kinsky, appena pubblicato da Iperborea nella bella traduzione di Silvia Albesano e presentato a Udine in una affollata Sala Ajace – in anteprima italiana – martedì 5 aprile 2023.

“Rombo” è un romanzo corale che racconta il terremoto del 1976 attraverso il ricordo di sette personaggi – tre uomini e quattro donne, bambini o ancora giovani al momento del sisma – che vivono in una remota valle alpina, che però grazie alle minuziose descrizioni del paesaggio e a molti altri indizi univoci noi abitanti del Friuli identifichiamo inequivocabilmente con la val Resia. Tuttavia (e aggiungerei personalmente purtroppo) durante la presentazione questo aspetto non è stato approfondito, in quanto al centro dell’attenzione è stato posto quasi solo il tema della memoria, della sua persistenza, delle sue discordanze e dei suoi slittamenti. Leggi tutto “Tradotto in italiano “Rombo”, di Esther Kinsky”

Un mont ch’al sbrissa via, a colloquio con Ulderica Da Pozzo

In copertina Ilario Gortani nella vecchia casera di malga Melèdis bassa (Paularo), 2002

Ripropongo questo mio vecchi articolo in occasione dell’uscita del documentario su Ulderica da Pozzo “Frute di mont” per la regia di Stefano Giacomuzzi (2023).

©Antonietta Spizzo 2005 per “IL NUOVO” – Tutte le foto sono state concesse dall’autrice per questo sito.

Incontro con Ulderica Da Pozzo: 25 anni di fotografie, dai primi scatti con la Rolleiflex dello zio all’ultimo libro, “Malghe e malgari”.

Riesco a rosicchiare un po’ di tempo a Ulderica Da Pozzo, indaffaratissima per l’uscita del suo nuovo libro.

Leggi tutto “Un mont ch’al sbrissa via, a colloquio con Ulderica Da Pozzo”

I nuovi pionieri

©Antonietta Spizzo per “IL NUOVO”2004

Decima e ultima tappa, Plan delle Farcadice, m 650, in comune di Faedis. Per chiudere in bellezza questo breve viaggio alla ricerca della montagna friulana che resiste, abbiamo scelto non un paese ma un caso emblematico e decisamente controcorrente: c’è qualcuno, ogni tanto, che come Antonio Zaro decide di andare a vivere e a lavorare in montagna e si insedia – come un nuovo pioniere – in mezzo alla natura. E l’azienda agrituristica condotta da lui e da sua moglie Patrizia è oggi una realtà consolidata e dimostra non solo che con coraggio e passione si può vivere, e bene, anche in una situazione difficile, ma anche che è possibile creare dal nulla un’attività produttiva e posti di lavoro. Leggi tutto “I nuovi pionieri”

Tele di Vinai no si sbreghe mai

©Antonietta Spizzo per “IL NUOVO” 2004 – Le foto sono state gentilmente concesse da Ulderica Da Pozzo

Donata con le sue mucche a Val di Lauco nel 2003

Per la mia serie sulla montagna che resiste voglio visitare oggi due frazioni del comune di Lauco, Vinaio e Val, poste rispettivamente a 807 e 1200 metri di quota sulle pendici meridionali del monte Arvenis. Lasciata Villa Santina con le sue caratteristiche di vera cittadina ormai assediata dal traffico, imbocco la strada che sale a tornanti verso Lauco non senza aver prima alzato gli occhi verso lo sperone montuoso proprio a ridosso delle case su cui si inerpicava “la strade dal Cret”, la mulattiera che una volta era l’unico collegamento tra l’altopiano e il fondovalle. Dopo Lauco c’è Vinaio. La Via Crucis che viene rappresentata il Venerdì Santo alla luce delle fiaccole ha riportato questo paese sulle pagine dei giornali. Passando vedo un bar aperto e un negozio piccolo ma fornitissimo di alimentari-ferramenta-generi vari nel miglior stile di una volta. Buon segno per un paese di 40 anime. Ancora 4 km di strada stretta e tortuosa e sono arrivata a Val di Lauco, 17 abitanti, 4 aziende agricole, 100 mucche. Leggi tutto “Tele di Vinai no si sbreghe mai”

Le pecore alpagotte a Polcenigo

Da generazioni la famiglia Celant di Polcenigo alleva le pecore alpagotte, una razza antica e robusta, adatta all’alpeggio, e ora considerata meritevole di tutela.

© Antonietta Spizzo per “IL NUOVO”, 2006.

Per questa nuova puntata andiamo ai confini occidentali del Friuli, e precisamente a Coltura di Polcenigo, ai piedi del poderoso muraglione del Cansiglio che si erge quasi di colpo dalla pianura. E’ qui, in una delle ultime case del paese, già sul pendio, che si trova l’azienda agricola di Michele Celant, agricoltore, allevatore e “custode” della razza delle pecore alpagotte. Lo incontriamo nell’aia, intento ad armeggiare su un trattore, con due cucciolotti scatenati che giocano ai suoi piedi.

Michele, classe ’62, ha un modo di fare aperto e franco e un sorriso simpatico che ti fa passare in un attimo dal lei al tu. Bè, faccele vedere queste alpagotte che siamo curiosi! Leggi tutto “Le pecore alpagotte a Polcenigo”

Las vacjas rainas: con Ilo Casali in Val Pesarina

Ilo Casali di Pieria, in val Pesarina, alleva ancora le mucche di una vecchia razza dal muso macchiettato di bianco e marrone, robuste e adatte all’alpeggio.

E’ appena sceso dall’alpeggio con i suoi animali Ilo Casali di Pieria, in val Pesarina. Sono trent’anni consecutivi che ogni estate carica malga Ielma, salendo ai primi di giugno per tornare a valle alla fine di novembre. Leggi tutto “Las vacjas rainas: con Ilo Casali in Val Pesarina”

Nasce l’associazione dei Produttori antichi mais friulani che aderisce a Slow Mays

Riporto due interessanti articoli del 2018 a completamento dell’intervista con Gianpaolo Chendi “Un mais bianco perla”.
 
 Dal Messaggero Veneto del 6 marzo 2018 – Rosso di Aquileia, socchievina, resiano, bianco perla friulano, pignoletto, dente di cavallo, cinquantino: sono alcune delle antiche cultivar di mais a libera impollinazione che un gruppo di “contadini custodi” del Friuli Venezia Giulia continua a produrre in regime di certificazione biologica.

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Vernassino: All’osteria del Cividino

A Vernassino, nelle valli del Natisone, Elio Blasutig ancora coltiva l’antico vitigno autoctono chiamato Cividin, e la figlia Raffaella tiene aperta l’omonima osteria. Hier lesen Sie die deutsche Fassung.🇩🇪

Cividale, Ponte San Quirino, Azzida, la strada per Savogna, e dopo qualche km a sinistra per Vernassino/ Gorenj Barnas. In una assolata ma limpida giornata di luglio salgo i tornanti che dal fondovalle portano alla piccola borgata, famosa un tempo per la produzione di un vino particolare e ora dimenticato: il Cividin. Leggi tutto “Vernassino: All’osteria del Cividino”

La sfilata dei cereali e i grani antichi

Grani antichi, che cosa sono? 

Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di “grani antichi”, intendendo in realtà grani tradizionali e locali. Trattandosi di un argomento complicato, la confusione regna sovrana, perché quasi sempre non si conosce l’ampia tavolozza dei cereali, e tra questi ancor meno si distinguono i vari tipi di frumento con le loro innumerevoli varietà.
 
Innanzitutto dobbiamo chiederci se sia corretto chiamare “antiche” queste varietà. Antiche rispetto a quando? Che multiplo di dieci vogliamo prendere come metro, 100 oppure 10.000 anni? Se vogliamo risalire agli albori dell’agricoltura e alla conseguente domesticazione delle piante selvatiche, allora tutti i cereali sono stati “geneticamente modificati”, perché sono stati senza sosta selezionati dall’uomo per adattarli alle sue esigenze. Se parliamo invece del secolo scorso, i grandi mutamenti sono avvenuti negli anni Cinquanta, con l’avvento dei fertilizzanti chimici e la necessità di produzioni sempre maggiori. In questo secondo caso a buon diritto possiamo definire “antichi” quei cereali che non hanno subito selezioni recenti. 
Premesso che tutti i cereali di cui parleremo, anche quelli di nicchia, sono coltivati anche in Friuli e quindi si possono acquistare qui da noi privilegiando una filiera corta (rivolgersi eventualmente all’Associazione Italiana Agricoltura Biologica, www.aiab.fvg.it), possiamo allora chiederci per quali motivi dovremmo ricercare e consumare queste varietà.

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Il cavallo TPR friulano, un gigante da salvare

A Artegna Renzo Buzzulini, agricoltore da una vita, alleva e addestra – per passione – una razza equina minacciata di estinzione.

L’azienda agricola di Renzo si trova proprio sotto il castello di Artegna, nella piana. E’ qui che troviamo un gigante equino quasi scomparso, il cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido, conosciuto tra gli addetti ai lavori con l’orribile sigla CAI -TPR. Leggi tutto “Il cavallo TPR friulano, un gigante da salvare”

Le ciliegie duracine di Tarcento

A Sammardenchia di Tarcento Attilio Vidoni rievoca l’epopea delle ciliegie duracine, un tempo esportate in tutta Europa e ora del tutto dimenticate, intrecciandola con i dolorosi ricordi del terremoto. 

Giugno, e il pensiero corre spontaneo alle ciliegie, le famose ciliegie duracine di Tarcento, chissà se ne è rimasto qualche albero? I miei informatori mi consigliano di rivolgermi a Attilio Vidoni di Sammardenchia, agricoltore da sempre e cultore delle antiche tradizioni che ha da poco raccolto sulla carta in un bel libro intitolato appunto “Sammardenchia. Il mio paese: tradizioni perdute”. Attilio e sua moglie Maria Teresa abitano in cima alla collina, in una casa verde accanto alla chiesa (orribilmente) ricostruita dopo il terremoto. Quando ci arrivo il signor Vidoni, 80 anni portati con baldanza, è appena tornato dal campo con una carriola carica di erba fresca per le sue due mucche. Una margherita gialla spicca in cima al mucchio e il profumo dell’erba appena tagliata si sparge sotto il portico della casa.
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Le pesche di Rodda

Solo poche decine di peschi sopravvivono ancora a Rodda, soleggiato paese nella valle del Natisone, che ne trasse ricchezza per quasi 80 anni.

Percorrendo in questi giorni di sole primaverile la valle del Natisone da S.Pietro a Pulfero, non si può fare a meno di notare, sui fianchi delle montagne ricoperti ormai di bosco, gli sbuffi bianchi dei ciliegi in fiore, ma nulla potrebbe far immaginare che fino a trent’anni fa da Brischis alle più alte borgate di Rodda il colore dominante non fosse il verde né il bianco, ma il rosa dei peschi, una coltivazione che costituiva “una vera oasi fruttifera che richiama compratori anche da lontano”, come scriveva nel 1912 Olinto Marinelli nella sua “Guida delle Prealpi Giulie”.

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L’erba medica di Premariacco

Ascesa e declino dell’erba medica di Premariacco, un tempo famosa in tutto il Friuli e ben oltre: per saperne di più andiamo a intervistare Fabio Donato, classe 1933, agricoltore per tradizione e per vocazione, ma soprattutto appassionato pioniere e sperimentatore di ogni tipo di innovazione in campo agricolo.

Fabio adesso si dedica principalmente al suo vigneto, ma conserva documenti preziosi per la storia di Premariacco nel secolo ormai trascorso. Leggi tutto “L’erba medica di Premariacco”