Nella seguente serie di dieci “Storie dall’ex confine”, scritta per “IL NUOVO” tra la fine del 2007 e l’estate del 2008, ho voluto raccogliere storie e testimonianze di persone italiane e slovene la cui vita si è intrecciata in vario modo con le vicende del nostro confine orientale e raccontare la difficoltà di vivere sul confine.
Ho cercato di comporre un quadro il più possibile ampio e variegato, per cogliere la diversità fra le varie zone della nostra regione: si trovano così rappresentate nei miei articoli le Valli del Natisone (Il confine errante, Un pugno di terra del Caucaso) e dello Judrio (Contrabbandieri sullo Judrio), le Valli del Torre (Con gli sterpi in gola, La custode del passo), Gorizia e Nova Gorica (Il confine di Nadja, Il museo della frontiera), la valle del Vipacco (Di qua e di là del Vipacco) , il Carso triestino (Il canto libero di Tabor) e Trieste stessa (Una donna di frontiera).
Il lettore dirà poi se io sia riuscita anche a collocare queste microstorie – spesso tragiche – nel più ampio scenario storico di cui fanno parte.









Concludo questa serie di storie dal confine con quello che in realtà sarebbe dovuto essere il primo articolo. Se per le mie interviste avessi rastrellato informazioni in modo più sistematico certo sarei capitata ben prima da Marinka nello straordinario Museo della Frontiera che si trova lì, appena oltre la linea dell’ex confine, nella stazione Transalpina a Nova Gorica.